Un racconto di civiltà del vino
A cura di Enos Costantini
Ersa / Forum Edizioni
anno 2013
formato cm 22,5x28,5
pagine 456
immagini ill. col.
Pg 310
IL TOCAI E IL SUO ‘TERROIR’
Gianni Menotti
Parlare del Tocai e del suo radicamento nel territorio friulano è come parlare del nostro quotidiano, di qualcosa che ci appartiene e che fa parte di noi friulani, in una forma indissolubile. Quella che segue è forse una descrizione di cosa significhi terroir per il Tocai in Friuli e di come questo vitigno si compenetri simbioticamente con il nostro territorio.
Ci ha accompagnato nella nostra vita enogastronomica friulana regalandoci piaceri organolettici che andavano dalle osterie, alle sagre e, poi, alle trattorie, fino ai ristoranti più importanti. A fatica, come la gente di queste terre, è riuscito prima a passare i confini della nostra regione, poi, anche quelli nazionali, spingendosi, infine, dall'America al Giappone.
Ma torniamo al terroir: letteralmente, significa quell'insieme di fattori che vanno dall'ambiente alle tecniche di coltivazione, sino alla protezione delle Denominazioni di Origine. Si tratta, quindi, di comprendere le relazioni che la pianta di Tocai friulano ha con l'ambiente dove cresce, in relazione alle produzioni di uve e quindi, di vino di qualità nell'organizzazione spaziale a 360°. Per questo, prima di tutto, ci vuole un certo periodo di affrancamento nel territorio e, mi pare, che qui ci siamo!
La storia narra che le prime coltivazioni di Tocai in Friuli risalgono al 1630!
È chiaro che quella del Tocai friulano ha seguito i tempi della storia vissuta, per cui, fino a quando non c'è stata una presa di coscienza che il vino che ne derivava fosse di interesse enologico, la coltivazione è rimasta praticamente statica, forse un po' 'provinciale', senza esprimere il suo vero potenziale qualitativo.
Tutto cambia quando la vinificazione inizia a produrre, grazie alle innovative tecniche enologiche, un vino più 'moderno'. Anche la percezione della qualità cambia nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando il Tocai friulano raggiunge obiettivi enologici e, quindi, organolettici di elevato interesse, definiti e riconoscibili. Esasperando i concetti di qualità si evidenziano anche i siti produttivi; e qui il terroir diventa estremamente importante. Troviamo, pertanto, dei Tocai friulano che si esaltano nella struttura e, in questo caso, l'ambiente ideale si definisce nel Collio, oppure che si esprimono con particolari e composite nuance olfattive, come nei Colli Orientali o nell'Isonzo, oppure ancora che si manifestano in forme intermedie, forse meno estreme ma sempre molto piacevoli, come nei terreni pianeggianti delle Grave. Insomma ce n'è per tutti i gusti e tutti possono trovare la soddisfazione organolettica differenziata nelle varie zone di coltivazione, ma unita da una matrice comune, che il Tocai riesce a dare in terra friulana: quel vino dove il colore giallo, più o meno paglierino, si accompagna a riflessi verdognoli, dove i sentori di mandorla si fondono a quelli di albicocca, dove l'acidità contenuta esalta la larghezza in bocca. Il Tocai ha una buona facilità di beva ma regala, all'esperto degustatore, sensazioni straordinariamente complesse e delicate e, qualche volta, anche soavemente 'ruspanti'.
È forse questa poliedricità che, all'inizio della sua avventura fuori regione e, poi, all'estero, non ha trovato consensi unanimi. Poi, l'agronomia e l'enologia sono riuscite a modellare in forme sintoniche quelle distonie di gioventù.
La svolta verso l'assoluto equilibrio credo sia avvenuta quando, ahimè, ha dovuto cambiar nome. È stata come una rivincita che l'agronomo, l'enologo ma, soprattutto, il Tocai stesso ha voluto per esprimere esasperando positivamente tutte le potenzialità del vitigno. Le produzioni che una volta erano particolarmente generose si sono abbassate, scoprendo che la quantità non era il suo punto forte, ma che doveva necessariamente concentrare in meno uva per pianta le sue peculiarità produttive; ed è così che è diventato un vino più equilibrato, molto più rotondo, ma anche più complesso, e di questo tutti se ne sono accorti, a cominciare da noi Friulani, per arrivare successivamente ad una conferma internazionale. Nella sua raggiunta piacevolezza e riconoscibilità nel circuito enologico mondiale ha comunque mantenuto le proprie radici friulane. In questo processo, fondamentale è stata anche l'opportunità di 'vivere nel tempo', potendo esprimersi in maniera ineccepibile anche dopo dieci o più anni. In tutta questa sua evoluzione 'caratteriale' il terroir è diventato l'elemento che ha fatto del Tocai un vino.
Ersa / Forum Edizioni 2013