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Ganni Menotti, enologo dell'anno

Enologo dell'anno per la Guida ai vini d’Italia 2006 del Gambero Rosso – Slow Food, Gianni Menotti, classe 1955, laurea in scienze agrarie, amministratore della nostra Cassa, è direttore dell'azienda agricolo Villa Russiz di Capriva del Friuli

Dott. Menotti, la lunga lista di premi prestigiosi che i suoi vini hanno ricevuto negli ultimi anni forse è il migliore biglietto da visita.
Dal 1988, da quando cioè sono subentrato a mio padre Edino alla direzione dell'azienda di Villa Russiz che lui aveva condotto per 35 anni, devo dire di avere avuto grandi soddisfazioni per 18 volte i nostri vini hanno ricevuto i prestigiosi tre bicchieri Gambero Rosso, e precisamente il Sauvignon de La Tour (per ben 7 anni), lo Chardonnay Gratin de La Tour (che è stato anche miglior vino bianco Gambero rosso dell'anno 2003), il Tocai Friulano, il Pinot Bianco e, tra i rossi, il Merlot Graf de La Tour

Le inflessioni francesi e tedesche nei nomi dei suoi vini devo suppore non siano casuali.
Ho cercato di portare nei nostri prodotti la storia della nostra azienda e quella di questo territorio. Nel 1869 il conte francese Teodoro de La Tour fonda assieme alla moglie austriaca Elvine Ritter, figlia del barone Giulio Ettore Ritter de Zahony, l'azienda agricola Villa Russiz portando dalla Francia le nuove tecniche di coltivazione della vite. Le varietà autoctone non erano adatte per una grande enologia e lui le sostituisce con i più pregiati Pinot, Sauvignon, Merlot. Anche le tecniche di vinificazione cambiano: viene costruita infatti una meravigliosa cantina a volte, completamente interrata, che ancor oggi rappresenta il fiore all'occhiello di Villa Russiz. I vini cominciano ad essere conosciuti in Italia e in Europa, raggiungendo le mense più importanti. Nel 1894 il Conte de La Tour muore lasciando alla moglie la responsabilità dell'azienda, ma i successivi eventi bellici causano la cessione della tenuta al governo italiano, che la erige ad Ente morale. Tra la prima e la seconda guerra l'azienda conosce una fase di stasi, ma si riprende e dalla fine degli anni '50 è una continua ascesa fino ad essere oggi una tra le più prestigiose aziende vitivinicole italiane.

Nella storia di villa Russiz però non c'è solo impresa, ma anche attività sociale.
Sì, nel 1877 Elvine Ritter, senza figli e ispirata da un grande fervore religioso, fonda un'istituto scolastico per l'assistenza di giovani ragazze bisognose. L’opera trova rinnovato sostegno ed energia nel primo dopoguerra per merito di un'altra donna tenace e risoluta, la contessa Adele Cerruti, conosciuta come suor Adele, alla cui direzione viene affidato il lazzaretto di Russiz. Nel 1919 la Cerruti fonda un istituto per accogliere orfane di guerra, che pochi anni dopo viene eretto ad ente morale e in cui confluiranno anche i beni della Fondazione Elvine de La Tour. La seconda guerra mondiale non ha interrotto l'attività assistenziale, che è proseguita anche successivamente grazie all'opera di alcune congregazioni religiose, ultima quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice-Don Bosco. LIstituto "A. Cerruti" Villa Russiz è oggi un ente pubblico retto da un Consiglio di amministrazione nominato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dagli altri enti territoriali. È giuridicamente identificato come LPAB. e sovrintende l'attività di assistenza ai minori e la gestione del patrimonio agricolo che consta di 35 ettari di vigneti Doc Collio.

Quindi un azienda particolare nel settore vitivinicolo del Collio.
Sì, la dimostrazione che anche un'azienda pubblica può fare qualità ed essere competitiva sul mercato. Con tutto lo staff dell'azienda, il cui consiglio d'amministrazione è presieduto dal dott.Silvano Stefanutti, abbiamo lavorato in questi anni convinti che la qualità paga e oggi Villa Russiz è un piccolo modello virtuoso di investimento pubblico riuscito.

Azienda, ma anche territorio. È questo il segreto?
Direi di sì. La differenza la fanno le caratteristiche uniche di questo territorio, il suo microclima, la sua terra. lo ho sempre cercato di tradurre nel modo migliore possibile il territorio nel bicchiere. Ritengo che quello che si beve corrisponde al luogo in cui è stato prodotto. E il Collio, come succede in poche altre zone del mondo, è capace di un vino equilibrato e senza spigoli, con una piacevolezza che affascina l'intenditore, ma che si fa comprendere al primo impatto anche da un consumatore meno esperto.

Quali le prospettive del Collio allora, secondo lei?
A mio parere molto alte. Alte perché ci sono ancora molti spazi di crescita. Siamo una terra tutto sommato ancora poco conosciuta. Dobbiamo puntare sui nostri fiori all'occhiello, i vini bianchi, di cui siamo da secoli produttori di eccellenza. Ma per fare questo bisogna crescere anche nell'immagine e non sentirsi marginali nei mercati mondiali. E poi non dimentichiamo che il binomio vino-cibo, cioè l'enogastronomia, è turismo, un settore solo agli inizi e ancora tutto da sfruttare, con un potenziamento delle strutture ricettive per un'organizzazione dell'ospitalità che può solo dare grandi soddisfazioni.

Uno sviluppo che richiede investimenti, però.
Come amministratore della Cassa non posso non riconoscere l'importanza del ruolo del credito nello sviluppo di questo settore. La Cassa ha il compito di capire le tendenze e le potenzialità e di assecondarne la crescita, e non mi riferisco solo alla viticoltura, ma anche ad esempio al settore agrituristico e a quello della valorizzazione ambientale in genere. Dall'interno del consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo Il mio ruolo è anche quello di portare le istanze del settore che in cui opero

 

BCC credito cooperativo Ottobre 2006