Recentemente sono stato in Champagne, da solo, e con tanta voglia di vedere cosa è cambiato, se è cambiato, nella produzione del più famoso vino, con bollicine, del mondo.
Il desiderio di vedere cosa accadeva era tanto e così ho voluto toccare con mano alcune Maison, quelle più artigianali, e scambiare informazioni tecniche sulla produzione dello Champagne.
Sono stato nella Cote de Blanc nella valle della Marne e nelle montagne di Reims, luoghi simbolo, dove ho cercato di fare esperienza diretta sulle novità tecniche ma anche filosofiche che riguardano questo grande spumante del mondo.
Ho capito, come sempre accade, che vince sempre il territorio o meglio il terroir, dove clima, terreno e l’uomo fanno la differenza. Infatti non ci sono grosse novità, nuove biotecnologie o nuovi schemi di vinificazione: si fa così da sempre e da sempre esce un prodotto unico e inimitabile, punto e basta. Non che da altre parti si facciano prodotti qualitativamente inferiori, ma diversi sì.
E la degustazione che seguiva sempre alle tecniche di cantina, confrontate con gli enologi o con i proprietari, ne era la più evidente conferma.
Lo Champagne è sempre diverso dagli altri spumanti del mondo, con un profilo organolettico unico, meglio se degustato dopo alcuni anni di affinamento in bottiglia ma sempre emozionante.
Ho girato molto in macchina, vedendo anche i vigneti, quasi sempre allevati con il metodo Chablis e da sempre patrimonio imperdibile per l’ottenimento di un grande prodotto.
Insomma, così era lo Champagne tanti anni fa e così è ora, con qualche anno sulle spalle ma giovane nel saper riprodurre e coniugare ogni anno un prodotto unico ed emozionante.